Abbiamo letto attentamente la direttiva “Atto di indirizzo quadro per i rinnovi contrattuali del triennio 2022-2024 per il personale della PA” che qui alleghiamo, anche per conoscere le vostre impressioni ed opinioni che potrete scrivere alla fine di questo articolo, nella sezione commenti.
Una direttiva che trasuda preoccupazione per la demotivazione imperante tra il personale della PA e il mai così alto tasso di rinunce da parte dei vincitori di concorso e di abbandono di colleghi già in servizio. Insomma, a nostro avviso, un sigillo di fallimento pressochè totale apposto sull’opera sin qui svolta di riforma della PA, fondata principalmente sull’appiattimento e sul vano e reiterato tentativo di premiare i più meritevoli attraverso la performance individuale ed organizzativa. Un sistema che non funziona e che nell’applicazione pratica si è trasformato sinora in una distribuzione a pioggia mimetizzata da qualche correttivo che differenzia in maniera insignificante, ai fini di una reale motivazione, i “premi” sui cui importi meglio stendere un ermetico e pietoso piumone.
Eppure la nuova direttiva insiste su un’organizzazione “piatta” in una girandola di contraddizioni, alternadosi tra necessità di crescita professionale e di carriera del dipendente (quali dipendenti? Non certo i Funzionari con laurea magistrale/specifica) e sistema appiattito, appunto, condite con un frequente uso di impapocchianti termini inglesi, puntando ancora una volta sui soli differenziali economici fondati sulle valutazioni delle performace. Peccato che ad oggi non sia stato trovato un sistema per differenziare in maniera valida ed economicamente motivante i premi di qualsiasi natura essi siano perchè, non coltivando ortaggi e non potendo valutare chi ne produce di più e della qualità più elevata, per la natura stessa dei nostri Uffici e per la tendenza qui comprensibile dei Dirigenti di non voler scontentare nessuno tra quelli che lavorano, almeno un buon 80% del personale si attesta tutto su eccellenti o, al minimo, ottimi livelli di performance, vanificando nel quotidiano il teorico quanto sognante elaborato di cui stiamo parlando.
Il totale appiattimento dei profili professionali in Terza Area , concluso con il Contratto Collettivo Nazionale Comparto Funzioni Centrali 2019-2021, ha sollevato un malcontento generalizzato tra i Funzionari con laurea magistrale/specialistica e tanti altri titoli che portano avanti la Pubblica Amministrazione di questo Paese e che, al netto di una piccola aliquota di scansafatiche, assolvono tutti con responsabilità, professionalità e dedizione ai loro incarichi. E vi assolvono talmente bene nonostante i decisori politici e sindacali continuino ad attuare nei loro confronti politiche mortificanti. Per questo motivo non si possono valutare le performance in maniera così suprematicamente netta, per questo motivo riteniamo anche questa direttiva il presagio di un ennesimo drammatico fallimento.
Un presagio che temiamo non sia estraneo agli estensori del documento che nella sezione dedicata all’ordinamento professionale scrivono che… le parti, in sede di rinnovo contrattuale, valuteranno l’opportunità di realizzare interventi di manutenzione ed aggiornamento degli istituti relativi all’ordinamento professionale che si rendono necessari dopo la fase applicativa che ha fatto seguito al CCNL 2019-2021. Forse consapevoli, probabilmente anche per merito della nostra fermissima azione, che l’eccessivo appiattimento ha fatto talmente tanti danni che alcune Amministrazioni come il Ministero della Giustizia non hanno ancora dato seguito al CCNL 2019-2021 immaginiamo consci, i vertici di quel Ministero, che un integrativo certificante l’avvenuta abolizione dei Direttori rappresenta un bel problema per il funzionamento degli Uffici Giudiziari già notoriamente in infartuante affanno, senza contare la reazione di quei Funzionari Direttivi il cui attuale stato d’animo è di …color che son sospesi.
Noi di Fenice portiamo la pragmatica esperienza degli Uffici al netto di termini inglesi sotto i quali come sotto il vestito…non c’è niente. Un’esperienza che racconta come per rendere attrattiva la Pubblica Amministrazione per i laureati, quelli veri, che portano in dote anche altri titoli universitari e professionali oltre l’esperienza maturata, c’è una sola strada fatta da una reale e motivante (quella si) prospettiva di avanzamento di carriera e AUMENTI STIPENDIALI per tutti oltre all’aumento legato ad un profilo professionale più elevato.
La nostra Riforma di Quarta Area (clicca qui per leggere il progetto) supera l’appiattimento senza cadere in una rigida gerarchizzazione perchè la previsione di tre step in un’Area delle Elevate Professionalità può essere gestita in maniera flessibile e totale, compresa l’attività di supervisione e guida (mentoring) dei nuovi Funzionari, in un quadro di programmazioni formative serie e pertinenti affidate alla SNA e non a società di formazione farlocche che più che formare…sformano.
In sintesi, si metta in testa il decisore che per rendere veramente efficiente ed attrattiva la PA per i laureati della Terza Area bisogna disegnare carriere ampiamente finanziate e aumenti delle retribuzioni. Senza soldi non se ne cantano messe, a meno che non si voglia continuare a cantarle…in inglese!
Dai forza al nostro progetto di rinnovata Quarta Area. Leggilo e iscriviti subito al Sindacato Fenice cliccando qui.
Veramente incomprensibile che i dipendenti
in mancanza di una seria formazione abbiano
deciso di conseguire lauree con le Università
convenzionate con la PA e Master sempre
con Università convenzionate o con SNA
ma anche corsi per le competenze digitali
organizzati dalla Funzione Pubblica e nessun
riconoscimento sia stato considerato.
Una demotivazione imperdonabile
Come al solito si sacrificano le professionalità più alte. Comunque non mi stupisco. Anzi era ampiamente previsto
Il solito documento tutto chiacchiere e senza manco il distintivo, scritto in un burocratese ancor più criptico, cerchiobottista e involuto del solito che bisognerebbe rileggere 150 volte per riuscire a capire almeno il primo paragrafo (io sinceramente, cresciuto nella scrittura a pane, letture e “illuminismo”, da sempre provo invidia verso chi riesce a redigere testi del genere, è davvero un’arte saperlo fare…) .Parlo per me ovviamente.
Questa inutile profusione di termini inglesi, ancora più incomprensibile quando promana dallo stato che dovrebbe essere il custode per eccellenza anche dell’italiano, nasconde (e anche molto male) semplicemente il nulla: l’appiattimento e la mortificazione del settore pubblico procedono senza sosta e a questo punto occorre davvero una inversione totale di tendenza sia per rilanciare l’efficienza della pubblica amministrazione sia per ridare dignità ai lavoratori, riconoscendo loro una giusta retribuzione e il diritto alla carriera.
Bisogna reagire a questo falso efficientismo espresso in inglese per depistare e stordire l’interlocutore. Basta con questo appiattimento senza pari che vanifica tutti gli sforzi profusi sinora e resetta professionalità ultra trentennali
Spero che la nostra professionalità venga riconosciuta in modo esemplare
Franco Imparato già Direttore
Io, per diventare Direttrice del Ministero della Giustizia, ho vinto un concorso esterno a titoli ed esami per laureati magistrali senza riserva dei posti dove aver già ricoperto il ruolo da Funzionario era una delle condizioni per poter partecipare: il risultato è stato che ho cambiato ufficio (dalla Procura Generale sono andata a dirigere una sezione del Tribunale di Roma) con uno stipendio più basso del precedente a causa del pizzo obbligatorio alla Cassa Mutua Cancellieri!
Se davvero dovessero fare un integrativo dove scompare la figura del Direttore dovremmo fare come in quel film dove all’improvviso scomparivano tutte le persone di colore e allora si potrebbe constatare il blocco immediato degli uffici giudiziari, a cominciare proprio dall’esecuzione del Sistema di Misurazione e Valutazione della Performance che stiamo facendo in questo periodo, altro che raggiungere gli obiettivi del PNNR!
“Mentoring” a parte qualcuno, animato da buona volontà, saprebbe spiegarmi come si concilia la remunerazione del sempre più agognato “principio del risultato” – quale espressione di professionalità e performance che sommate determinato la produttività di ciascun Dipendente – con il drastico taglio operato dal Ministero dell’Interno, giusto in relazione alla componente ex FUA (oggi FRD) “Compenso di Produttività”?
Grazie.
Termini inglesi?l Azzeccagarbugli andrebbe a nozze…la demotivazione dei laureati con laurea magistrale?don Abbondio ci celebrerebbe già il funerale…
Sotto l’inglese il nulla è la giusta espressione per sintetizzare, come farebbero benissimo i popoli anglosassoni per loro natura semplici e immediati, guardando all’attuale situazione della Pubblica Amministrazione imbrigliata in procedure articolate e interminabili, molto spesso arcaiche, cavillose ed estremamente lunghe e regolamentate da numerose norme spesso incomprensibili. Insieme all’appiattimento del personale, sono proprio queste alcune delle motivazioni che spingono molti giovani nuovi assunti a rinunciare e scappare via dalla PA. Sarebbe necessario un totale cambio di mentalità e un ripensamento della struttura amministrativa attraverso una nuova visione.
Avendo provato lo stress e le difficoltà che comporta esercitare la libera professione, soprattutto in una realtà come un’isola (la Sardegna), apprezzo il posto pubblico. Questo ovviamente non mi impedisce di infastidirmi per le modalità con cui viene riconosciuta la produttività. Non ho letto con attenzione il documento ma, riferendomi al sistema in generale, è una palese porcheria che tende ad appiattire e premiare gli sfaticati a danno di chi si impegna e cerca di portare professionalità, competenza e impegno. Non è questo il luogo per raccontare la mia precedente esperienza come funzionario del Servizio sanitario Regionale presso la ASL della mia città (Cagliari) ma posso assicurarvi che a fronte dell’impegno (direi assorbente) profuso a favore dell’azienda nel momento in cui mi aspettavo una seria proposta per essere trattenuto (a fronte delle dichiarazioni di indispensabilità della mia persona) in concreto mi è stato detto che non si poteva fare niente e che avrei dovuto aspettare.
L’uso spasmodico ed impertinente dell’inglese nei documenti ufficiali ed ufficiosi della P.A. è la rappresentazione plastica della deriva ormai intrapresa dai decisori pubblici, per innumerevoli ragioni.
In primis, perché è un vero paradosso ricorrere ad una lingua asciutta e misera come l’inglese quando noi possediamo il patrimonio linguistico forse più sublime del mondo, attesa la capacità dell’Italiano di aver un riferimento linguistico per ogni, o quasi, sfumatura che si voglia porgere. Certo magari per i tecnicismi sarebbe meglio optare per termini univocamente significanti, ma allora perché non ricorrere all’altro immenso patrimonio a noi contiguo che è rappresentato dal vocabolario latino: una lingua stringata, lapidaria ed incisiva.
Ma questa obiezione non scaturisce dall’esame esteticamente pertinente ma sostanzialmente effimero dei cultori dell’accademia della crusca, bensì attiene alla essenza del problema, ossia l’inglese rappresenta, nella migliore delle ipotesi, il flauto dell’incantatore di serpenti (ossia il coperchio del niente come giustamente osserva l’articolo in commento).
Ma poiché, come diceva uno che gli incantesimi li sapeva riconoscere e praticare, “a pensar male si fa peccato ma si azzecca sempre!”, a mio avviso l’uso dell’inglese serve a sdoganare il linguaggio e, soprattutto, la mentalità privatistica, imponendone la sua influenza egemonica globale ma lasciandola percepire come una pratica che fa “tendenza”, che risulti “à la page” e (lasciandomi passare un paragone forte), un po’ come fanno gli influencers per piazzare sul mercato di tutto, millantando presunte operazioni di beneficenza.
Ormai il “mercato” è, non solo il pensiero “unico” ma anche l’obiettivo “unico” e si raggiunge attraverso il linguaggio unico dell’aziendalismo spinto incarnato dall’inglese.
Il concetto stesso di “meritocrazia” abusato fin all’inverosimile, non viene utilizzato per incanalare le risorse e gli sforzi comuni verso l’efficiente, efficace, economica e qualitativamente rilevante funzione amministrativa pubblica (come vuole la Costituzione) ma bensì per massimizzare interessi corporativistici di caste interne alla funzione pubblica e alla politica e, talvolta, anche esterne di lobbies e gruppi di interessi, talvolta ai limiti della legalità.
A parte il fatto che i decisori che usano massicciamente il neologismo “meritocrazia”, ignorano che esso fu coniato dal sociologo britannico Michael Young nel romanzo “L’avvento della meritocrazia” utilizzandolo in termini dispregiativi, per indicare una forma di governo distopica di estrema disuguaglianza economica e sociale nella quale la posizione sociale di un individuo venisse determinata dal suo quoziente intellettivo e dalla sua attitudine al lavoro e quindi da parametri rigidi e soprattutto soggetti a processi valutativi non proprio equi e trasparenti, basati più su geni, dinastia e censo e che non prendeva in considerazione l’impegno, la motivazione e la costruzione professionale.
In pratica è quello che accade e si perpetra continuamente, già da parecchi decenni, con la contrattazione collettiva e con le misure e/o i tentativi (o presunti tali) di ammodernamento della P.A., laddove i canoni osservati nelle profilature professionali e nelle progressioni di carriera danno sempre un peso enorme all’anzianità e ai servizi “particolari” resi (magari grazie alla conoscenza o alla riverenza nei confronti dei dirigenti), più che ai titoli e alla professionalità effettiva che da essi ne discende, oltre che ovviamente all’impegno e all’inventiva profusi nelle realtà delle P.A. sempre più complesse ed articolate.
Insomma questa meritocrazia e questa idea di privatizzazione spudorata l’abbiamo già sperimentata abbondantemente con risultati disastrosi per noi, Funzionari dello Stato, svalutati e vilipesi nella forma e nella sostanza, ma anche per intera collettività il cui benessere e soddisfacimento, come recita l’art. 98 della Costituzione, dovrebbe essere l’unico obiettivo del “servizio pubblico” espletato dai “pubblici impiegati”, ovverossia da queste persone “speciali” non in quanto unte dal divino ma che, con decoro, etica, preparazione e professionalità “speciali” debbono, in modo imparziale, perseguire l’interesse pubblico.
Per contro, la realtà mostra dati completamente in contrasto con dette finalità. Non da ultimo, la recentissima ricerca condotta dalla Confederazione Generale dell’Artigianato Italiano (CGAI), evidenzia come gli sprechi, gli sperperi e le inefficienze presenti nelle P.A. raggiungerebbero in termini assoluti, il doppio dell’evasione.
Insomma due cancri, tutti italiani, che a mio avviso sono le due facce della stessa medaglia: l’incapacità della classe dirigente di mettere al centro di ogni disegno politico e/o istituzionale il benessere della comunità italiana.
Ma la strada verso tale meta non è necessariamente impercorribile; l’Italia è piena di persone (nel nostro caso Funzionari qualificati, titolati e preparati) di buona volontà e capacità. Bisogna aspettare, vigili e armati di capacità critica, liberi da vincoli di casta e/o corporazione e tenersi pronti al cambiamento, non verso il rampante futuro del liberismo istituzionale ma per dare finalmente esecuzione a tutta quella “portata valoriale” di equità e merito che parte dalle pari opportunità per raggiungere l’interesse pubblico; quella caratura di autorevolezza pregevole e di solidarietà sostanziale delle pubbliche istituzioni che è scritta nella nostra magnifica e, sempre più urgentemente attuale, Carta Costituzionale.
È proprio il caso di dire “diamoci forza”!
Dobbiamo (ri)dare a noi stessi quella forza, quella dignità, quell’orgoglio di appartenenza che da anni vogliono sottrarci.
L’appiattimento a cui ci stanno portando è mortificante.
Oggi più che mai è ora di dire basta!
Grazie a Fenice ora una possibilità l’abbiamo.
Sono sconcertata. Linguaggio che vorrebbe essere moderno, semplificato, preso in prestito dalla gestione delle risorse umane di matrice anglosassone, ma che tradisce soltanto provincialismo culturale.
Per ognuno dei termini anglofoni citati esiste un corrispettivo nella nostra ricca e splendida lingua, ma Zangrillo non lo sa. Un Atto di indirizzo quadro della Funzione Pubblica italiana in cui non si riesce ad usare termini italiani! Se lo leggesse un anglofono ci riderebbe dietro….
Spiegatemi questo periodo che cito dal testo ( pagg 5 e 6): “Dal modello gerarchico, ordinato sulla parcellizzazione delle mansioni…..si passa gradualmente ad un’organizzazione “piatta”, ordinata sul risultato dell’azione amministrativa…In questo modello i dipendenti sono e devono essere incentivati sempre più ad operare nella logica del risultato…”. Come si fa ad essere incentivati al raggiungimento del risultato in una organizzazione “piatta”? Come si fa ad essere valutati con obiettività e in base ai risultati raggiunti se tanto siamo tutti uguali e tutti fanno tutto? Come si fa ad essere valutati con serietà se il Dirigente poi è il primo ad usare la valutazione come una clava per colpire chi vuole colpire? Così com’è strutturato adesso l’istituto della valutazione della prestazione lavorativa, non è altro che un’estensione del potere arbitrario di cui può disporre una certa dirigenza, alla faccia dell’impegno profuso nel lavoro e dei titoli magistrali conseguiti. La faccenda è veramente seria.
Mi chiedo come possa essere conciliabile con il merito la retrocessione dei direttori senza aver demeritato. Mi chiedo come possa essere attrattiva una P.A. che, con il contratto, ci fa fare la carriera del gambero dopo aver vinto concorsi e progressioni. Non abbiamo problemi con l’inglese ma quando esiste il relativo termine, prima l’italiano! Ringrazio Fenice di esistere!
Non vorrei che questa direttiva istituzionale voglia svalutare ulteriormente la professionalità di noi colleghi. L’inglese perché no l’arabo?
La P.A. è un valore non merce di scambio……
Scrivere in inglese e dietro c’è il nulla specialmente per chi ha studiato un pochino più degli dltri
Come al solito tutte chiacchiere, anche i termini inglesi utilizzati in modo strumentale quasi a voler incantare chi legge. Trovo avvilente, frustrante è offensivo assistere al continuo lavoro di appiattimento all’interno della PA. Nei confronti di noi Funzionari. Funzionari che hanno fatto un regolare concorso , che hanno conseguito con fatica e impegno un laurea, hanno frequentato master di II livello, hanno seguito corsi di Alta formazione. Personalmente penso che le coscienze dei nostri politici (tutti gli schieramenti) devono assolutamente risvegliarsi e capire finalmente che hanno persone preparate che ogni giorno svolgono il loro lavoro con impegno e senso di responsabilità
Ancora un’ottimo articolo di Fenice che, nell’affrontare il problema centrale della “massificazione” indiscriminata nel pubblico impiego, tratta di vari argomenti tra cui quello dell’abbandono di posti da parte dei colleghi, specie i più giovani, demotivati soprattutto dal precariato.
Una buona parte di noi iscritti e sostenitori di Fenice, tra non molti anni, andrà in pensione.
Mi viene in mente la nota citazione “una società diventa grande quando gli anziani piantano alberi alla cui ombra non potranno mai sedersi” perché Fenice è questo, una prospettiva di civiltà e di cambiamento offerta, specie ai più giovani, con l’auspicio che possano coglierla, sostenerla e in futuro portarla avanti.
Mi complimento per l’articolo del nostro Presidente e per gli ottimi contributi forniti dai nostri iscritti e simpatizzanti. Ieri sera mentre riflettevo per scrivere un commento sono incappata in una trasmissione in cui non si urla e non ci si insulta e mi ha colpito durante il dibattito una citazione di Montesquieu:
“Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti […] perché non si possa abusare del potere occorre che […] il potere arresti il potere.”
Totale appiattimento confermato da nessuna previsione di spesa per le Elevate Professionalità durante il prossimo triennio.
Proprio vero!
Sotto l’inglese c’è “il nulla”
Parlono di rinnovi contrattuali, mentre con l’ultimo contratto hanno già deciso un ulteriore passaggio d’area e una progressione di fascia economica, per i soliti noti!!! Tutto con risorse già stanziate a valere sui fondi che dovrebbero essere destinati a tutti i lavoratori (compresi i funzionari con Laurea Magistrale specialistica)
Un APPIATTIMENTO VERGOGNOSO
AVANTI FENICE FACCIAMOCI SENTIRE