Sin dai primi vagiti di sindacato appena venuto alla luce vogliamo iniziare ad affrontare uno dei temi, a nostro avviso, tra i più imbarazzanti del Pubblico Impiego: il precariato, il lavoro ” a tempo”. A parer nostro la manifestazione più chiara di una continua logica “emergenziale” nella quale il nostro Paese vive costantemente, una trasformazione dell’ordinario in straordinario accompagnata dall’esigenza di dover perennemente “tamponare” criticità. Così questa forma di prestazione lavorativa diventa il frutto di una mancanza di visione, di una incapacità organizzativa strutturale e di una tendenza ormai incancrenita di doversi “parare” per non far esplodere il presente piuttosto che organizzare razionalmente il futuro.
In questo quadro il supporto di Fenice, sindacato che lotta contro l’appiattimento delle professionalità e che rivendica la valorizzazione dei meriti individuali e il diritto alla progressione di carriera, non potrà di certo mancare a tutti coloro che in questo momento, nel Comparto Funzioni Centrali, vivono una precarietà lavorativa inconcepibile per le condizioni di carenza di organici in cui versano molte Amministrazioni.
Oggi vogliamo far pervenire al Ministro della Giustizia Carlo Nordio la nostra vicinanza e il nostro appello per la stabilizzazione dei funzionari UPP e dei funzionari tecnici del PNRR assunti – anche se in tempi diversi – per gli anni 2022– 2026 presso il Ministero della Giustizia, in virtù degli artt. 11 e 13 del DL. 9 giugno 2021, n. 80 recante “Misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per l’efficienza della giustizia”, convertito con modificazioni dalla L. 6 agosto 2021, n. 113, in G.U. 7/8/2021, n. 188.
I primi, i funzionari addetti all’Ufficio per il processo, costituiscono una figura inedita nel sistema giudiziario italiano, mutuata da esperienze straniere; inseriti a pieno titolo tra i ranghi del personale amministrativo, da un lato affiancano i giudici nell’esercizio della funzione giurisdizionale, dall’altro supportano le cancellerie degli uffici giudiziari nelle attività amministrative e tecnico giuridiche antecedenti e successive alle decisioni giudiziarie. Costituiti per lo più da giovani motivati e brillanti, tutti in possesso almeno del diploma di laurea in giurisprudenza ovvero, per una quota dei posti a concorso, del diploma di laurea in economia e commercio e scienze politiche (quale requisito di accesso al concorso), hanno risollevato le sorti della giustizia italiana, contribuendo ad accrescere la produttività dei magistrati e l’efficienza delle cancellerie.
I secondi, i funzionari tecnici del PNRR, ricoprono profili professionali non ricompresi tra quelli ordinariamente previsti nell’Amministrazione giudiziaria: trattasi di tecnici informatici, t. di contabilità, t. di edilizia, t. di amministrazione, statisti, analisti che, con le proprie peculiarità professionali, hanno innovato il volto del Ministero della giustizia, dando particolare impulso alla cura dell’edilizia giudiziaria, ad appalti di progettazione, lavori e servizi, all’analisi statistica dei dati giudiziari, all’informatizzazione, alla contabilità nel sistema giustizia. Anche questi specialisti sono in possesso di lauree magistrali/specialistiche (previste come requisito di accesso al concorso), in informatica, in ingegneria (civile e ambientale, dell’informazione, industriale, aereospaziale), in matematica, in fisica, in architettura, per citarne solo alcune!
Nella diversità di attribuzioni e profili, funzionari tecnici e funzionari UPP hanno un punto in comune: scontano la stessa pena, costituita dal tempo che scorre inesorabile come la sabbia della clessidra.
DUE ANNI E SETTE MESI: questa la durata del contratto di lavoro a tempo determinato dei funzionari dell’Ufficio del Processo che ad ottobre 2024, in assenza di stabilizzazione, perderanno il posto di lavoro; le loro professionalità – sulle quali peraltro giudici e cancellieri hanno investito tempo ed energie, si disperderanno e gli uffici giudiziari ripiomberanno nella consueta lentezza, con buona pace del PNRR. Senza poi considerare che, nel frattempo, vista l’incertezza del loro futuro, questi validi colleghi tentano e vincono altri concorsi a tempo indeterminato per posti di lavoro forse meno stimolanti, di certo più “sicuri”.
TRE ANNI: ecco la durata del contratto di lavoro dei funzionari tecnici che ci lasceranno invece alla fine del 2025; come se dal 2026 in avanti, i decrepiti palazzi di Giustizia (costituiti nella gran parte dei casi da vetusti edifici storici) non avessero più bisogno di ingegneri o architetti e come se nel futuro il Ministero della Giustizia non avesse più bisogno di analisti, informatici, contabili o tecnici d’amministrazione!
Al rammarico per l’eventualità di perdere questi validi e preparati compagni di viaggio, si aggiunge l’indignazione se si pensa che molti di loro hanno dovuto sospendersi dagli albi professionali ai quali erano iscritti, abbandonando i loro studi professionali (legali, d’ingegneria o architettura), per lavorare in via esclusiva, valorizzandolo, in un sistema PA “usa e getta”. E’ in arrivo, infatti, un secondo contingente di 8.250 nuovi addetti all’ufficio per il processo da assumere per la durata di due anni; costoro affiancheranno i primi reclutati nel 2021, impareranno da loro e, se nulla cambierà, finiranno in ultimo per sostituirli.
A questi colleghi, i cd “precari della giustizia”, chiediamo di credere in Fenice.
Fenice è un progetto creato non da sindacalisti ma da colleghi, funzionari e direttivi, laureati e titolati, la cui elevata professionalità è davanti agli occhi di tutti, esercitata ogni giorno sul campo, a dispetto di chi la calpesta o pretende di disconoscerla attraverso l’indiscriminata massificazione di aree e profili.
Noi di Fenice sappiamo che per tutti voi, in questo momento storico, la massima aspirazione è costituita dalla stabilizzazione; pur di restare, la qualificazione e le competenze passano in secondo piano e “tutto fa brodo”. Lo sappiamo bene perché, lavorando al vostro fianco tutti i giorni, percepiamo la vostra paura di perdere il posto di lavoro, l’incertezza del vostro futuro. Tuttavia, questo sistema che legalizza il precariato e sedimenta la paura è lo stesso contro il quale noi combattiamo perché chiede a tutti noi di accontentarci, di appiattirci, di essere tutti uguali pur nella diversità di preparazione e competenze. Per questo, nella consapevolezza del vostro valore e della indispensabilità del vostro apporto, per costruire insieme una PA diversa e meritocratica, vi tendiamo la mano per rivendicare le professionalità che state apportando in un settore strategico per la vita del Paese come quello della Giustizia.
Monica Nicito – Dirigente Nazionale Sindacato Fenice